La viabilità tra passato e presente

 

La valle del Reno

La Valle del Reno, che collega l’Appennino bolognese alla Pianura Padana, è stata per millenni un crocevia fondamentale per le popolazioni preromane e romane. Le vie di comunicazione che attraversano la valle non solo hanno facilitato gli spostamenti, ma hanno anche giocato un ruolo essenziale nel controllo delle risorse naturali e nel rafforzamento dei legami commerciali e culturali tra le diverse comunità. La viabilità rappresenta, quindi, un elemento cruciale per lo sviluppo della regione nel corso dei secoli.

Tra il IX e il VI sec. a.C.: la nascita della viabilità e dei centri commerciali

All’inizio del I millennio a.C., la Valle del Reno subì una profonda trasformazione, con un aumento significativo della popolazione, probabilmente legato allo sviluppo di una rete commerciale che sfruttava il fiume Reno come via di comunicazione principale. Durante le fasi più antiche dell’epoca etrusca, l’età villanoviana (900-720 a.C.) e quella orientalizzante (720-580 a.C.), la valle del Reno era scarsamente popolata, come testimoniano i piccoli gruppi di sepolture rinvenuti, tra cui quelli di Rodella e Sibano.

A causa della difficile accessibilità dei terreni montuosi, gli insediamenti erano pochi e localizzati in punti strategici, come le Piane di Calvenzano e Oreglia di Sotto, privilegiando principalmente le aree lungo il fiume, i terrazzi fluviali o le zone di mezzacosta. La loro posizione suggerisce che già in quel periodo il controllo del territorio e la gestione delle risorse naturali, come il legname, i pascoli e le risorse minerarie, fossero fondamentali per le comunità locali.

Le necropoli scoperte nella valle documentano una crescente ricchezza, soprattutto durante l’Orientalizzante. Tra gli esempi più significativi, si possono ricordare il cippo in pietra da Pian di Venola, un segnacolo funerario decorato con una figura umana, e la necropoli di Casalecchio di Reno. Sebbene il numero delle testimonianze sia limitato, questi ritrovamenti evidenziano come la viabilità commerciale fosse strettamente connessa allo sviluppo e alla prosperità dei centri abitati.

Tra il VI e il V sec. a.C.: lo sviluppo dei percorsi e delle connessioni commerciali

Nel VI secolo a.C., la Valle del Reno si affermò come un nodo viario cruciale grazie alla nascita di centri strategici come Kainua/Marzabotto. La rete viaria si sviluppava lungo il fiume Reno e i crinali montuosi, offrendo percorsi sicuri e di controllo visivo tra la pianura e le zone montuose. Casalecchio di Reno, situato all’ingresso della valle, era un punto importante di collegamento tra queste due aree. Il crinale appenninico, poi, divenne una delle principali direttrici, con percorsi che da Kainua si diramavano verso altre località chiave.

Nel V secolo a.C., la rete viaria subisce un ulteriore consolidamento, estendendosi a insediamenti come La Quercia, Leona e Cantaiola. I percorsi secondari, che si diramavano dai crinali, facilitarono gli spostamenti stagionali e l'accesso alle risorse del territorio. Questi itinerari non erano solo funzionali, ma anche religiosi, come dimostra il santuario di Monteacuto Ragazza, punto di passaggio per chi percorreva la valle.

L’ampliamento della rete viaria favorì anche gli scambi commerciali con altre valli limitrofe, come quelle dell’Idice e del Bisenzio. Le offerte votive trovate lungo i crinali confermano come la viabilità fosse un elemento centrale, intrecciato con la vita religiosa e culturale delle popolazioni locali.

In questo modo, la viabilità nella Valle del Reno tra il VI e il V secolo a.C. non solo supportò la crescita e lo sviluppo dei centri abitati, ma contribuì anche a consolidare una rete di relazioni culturali, economiche e spirituali che definì l’identità di questo territorio nell’antichità.

Tra il IV e il III sec. a.C.: influenze celtiche e cambiamenti nella viabilità

Nel IV e III secolo a.C., la rete viaria della Valle del Reno si arricchì di nuovi percorsi, rendendo più facili gli spostamenti tra le diverse valli e crinali. Le principali strade seguivano ancora il corso del fiume Reno, ma si allungavano anche verso ovest, attraversando la Val Samoggia, e verso est, collegandosi al passo di Montepiano. Questi percorsi permettevano di unire aree diverse, facilitando il commercio.

Con l’arrivo dei Celti agli inizi del IV secolo a.C., la situazione cambiò. Le tribù celtiche, migrando dall’Europa centrale, portarono nuovi equilibri politici e sociali. Alcuni centri etruschi, come Kainua/Marzabotto, entrarono in crisi, mentre altre aree, come la Valle dell’Idice, videro il fiorire del sito celtico di Monterenzio e del centro etrusco-celtico di Monte Bibele. Nonostante questo, la valle del Reno rimase connessa ai circuiti commerciali, come dimostrano le importazioni etrusche trovate nei nuovi siti.

A partire dalla metà del IV secolo, la viabilità cambiò radicalmente con l’abbandono di insediamenti di fondovalle e il ritorno a quelli in altura, più difendibili. Siti come Rocchetta Mattei e Monteacuto Ragazza furono fortificati per il controllo del territorio. Le rotte montane, come quelle di Collina e Montepiano, rimasero attive per i collegamenti tra la valle del Reno e altre aree, mentre nuovi percorsi secondari si sviluppavano lungo le valli laterali, come la Val di Setta. Questi cambiamenti riflettono un mutamento nelle strategie di gestione della viabilità, orientata sempre più alla difesa e al controllo del paesaggio.

L’Età romana: una nuova viabilità e la trasformazione della Valle del Reno

Durante l’età romana, che va dal II secolo a.C. al IV secolo d.C., la Valle del Reno subì una significativa trasformazione sotto il controllo dell’Impero Romano, con l’introduzione di un nuovo sistema di viabilità e una maggiore organizzazione del territorio. I Romani, infatti, si concentrarono sullo sfruttamento delle risorse agricole e pastorali, ma anche sul controllo strategico della mobilità e dei commerci.

Un esempio emblematico di questi cambiamenti è Kainua/Marzabotto. Dopo il declino del centro etrusco, disabitato tra il II e il I secolo a.C., l’area fu trasformata in una grande fattoria con impianti produttivi per la ceramica e i laterizi. Questo tipo di insediamenti rurali, come la villa rustica della vicina località di Sassatello, rifletteva la nuova organizzazione agricola, che mirava a un maggiore sfruttamento delle risorse naturali. Anche Sasso Marconi, uno dei centri più documentati, divenne un importante punto di passaggio con impianti produttivi e tombe romane, segno di una vivace attività commerciale e agricola.

La viabilità romana nella valle del Reno seguì un percorso simile, consolidando e ampliando le strade già esistenti. Le nuove infrastrutture stradali migliorano i collegamenti tra la valle del Reno e la pianura padana, facilitando il movimento di persone e merci. Le strade romane divennero vitali non solo per il controllo delle risorse agricole, ma anche per l’amministrazione e la difesa del territorio. La costruzione di nuovi centri e l’intensificarsi dei collegamenti viari trasformarono la valle in una zona chiave per l’Impero.

Viabilità Moderna: Strade, Ferrovie e Autostrade

La viabilità moderna della Valle del Reno ha radici profonde che si intrecciano con le trasformazioni storiche e infrastrutturali del territorio. Fino al Settecento, la valle aveva un ruolo marginale nella rete di comunicazione tra Bologna e Firenze, con la preferenza per percorsi più orientali come i passi della Futa e del Giogo. La strada Reale Pontificia Toscana, che attraversava il crinale fra Savena e Idice, rappresentò la principale arteria di collegamento, mentre la valle del Reno veniva percorsa principalmente da mulattiere di crinale, preferite per la stabilità e la sicurezza rispetto alle difficili condizioni del fondovalle.

Nel corso del XVIII secolo, la necessità di migliorare la viabilità divenne sempre più urgente, spingendo verso la progettazione di nuove strade. Nel 1772, si avanzò l’idea di una via carrabile che collegasse Bologna a Porretta, ma fu solo nel XIX secolo che il progetto si concretizzò con la costruzione della Strada Porrettana. Finanziata dal governo pontificio di Papa Gregorio XVI, la via fu completata nel 1840 sul versante emiliano e nel 1847 su quello toscano, consentendo il collegamento diretto tra Bologna e Pistoia. La Porrettana, ancora oggi un’importante arteria, venne successivamente asfaltata nel 1928, segnando una pietra miliare per la viabilità moderna.

Nel 1864, la costruzione della prima strada ferrata transappenninica segnò un ulteriore passo verso la modernizzazione dei trasporti. Con le sue 47 gallerie e 35 ponti, la ferrovia divenne una delle opere ingegneristiche più audaci dell’epoca, riducendo il viaggio tra Bologna e Pistoia a sole sei ore e mezza. Nonostante il sopravvento della Direttissima Bologna-Firenze nel 1934, la linea ferroviaria Porrettana ha recentemente trovato nuova vita come un’alternativa per il turismo lento, permettendo ai visitatori di riscoprire il paesaggio appenninico.

Oggi, la Valle del Reno beneficia di una rete di infrastrutture moderne, che include l'Autostrada del Sole, aperta nel 1960, e il rinnovamento del tracciato autostradale nel 2014. Sebbene il territorio abbia attraversato numerose fasi di evoluzione nella sua viabilità, il paesaggio rurale e la sua storia continuano a convivere con le moderne necessità di collegamento, offrendo un perfetto equilibrio tra tradizione e progresso.

Turismo Lento: riscoprire la viabilità storica

Nonostante l’evoluzione della mobilità moderna, la Valle del Reno conserva una fitta rete di sentieri che rappresenta una risorsa importante per lo sviluppo del turismo lento (slow tourism). Negli ultimi anni, infatti, il turismo naturalistico ha visto un crescente successo, grazie alla presenza di ben 18 cammini ufficiali, tra cui la famosa “Via degli Dei”, che collega Bologna a Firenze. Questa antica via etrusca è diventata un vero e proprio simbolo del turismo lento, con un continuo aumento di visitatori.

Un altro importante itinerario è la “Via della Lana e della Seta”, che segue il corso del Reno, del Setta e del Bisenzio fino a Prato, passando per luoghi di grande valore archeologico come il santuario etrusco di Monteacuto Ragazza, recentemente reso accessibile tramite un sentiero CAI.

Questi cammini non solo offrono un’opportunità unica per esplorare la natura, ma permettono anche di scoprire il ricco patrimonio archeologico della zona, visibile attraverso le numerose testimonianze etrusche che punteggiano il percorso.

Tra i progetti più recenti di “archeo-trekking”, frutto della collaborazione tra il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto “P. Aria” e il Tour Operator Insolita Itinera di S. Romagnoli, troviamo itinerari che combinano escursioni naturalistiche e storiche. I percorsi, che partono dall’area archeologica di Kainua, permettono tra l’altro di esplorare l’attività estrattiva del travertino e i luoghi di culto etruschi. Questi cammini non solo promuovono la conoscenza del territorio, ma contribuiscono anche alla valorizzazione del patrimonio culturale, favorendo un tipo di turismo che rispetta e custodisce l’ambiente locale.

 

  • Bibliografia: 
  • Desantis, Gli Etruschi fra Reno e Setta: il nuovo insediamento De La Quercia (Marzabotto-Bologna), Annali della Fondazione per il Museo «Claudio Faina» (23), Roma 2016, pp. 377-397.
  • Gaucci, A. Serra, M. Proto, M. Cingia, Marginalità̀ e Mobilità in ambiente montano tra età del Ferro e contemporanea: prospettive storiche a confronto nella valle del Reno, Ocnus 32, 2024, cs.
  • G.A. Mansuelli, Aspetti storici della viabilità transappenninica in età antica, La viabilità tra Bologna e Firenze nel tempo. Problemi generali e nuove acquisizioni (Atti del Convegno, Firenzuola - S. Benedetto Val di Sambro 1989), Bologna 1992, pp. 33-40.
  • Scarani, Repertorio di scavi e scoperte dell’Emilia e Romagna, Preistoria dell’Emilia e Romagna. Nuovi contributi., Bologna 1963 (Documenti e studi, VIII), pp. 175-634.