DINAMICHE DEMOGRAFICHE: LO SPOPOLAMENTO E I NUOVI ABITANTI

Dal punto di vista demografico, se negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, le aree del Reno e del Bisenzio hanno visto un rapido incremento della popolazione, dovuto principalmente alla forte spinta industriale, le trasformazioni avvenute nel corso degli ultimi decenni sono state connotate da processi migratori relativi a dinamiche di spopolamento e spostamento verso i centri urbani più vicini (Bologna e Prato). Come conseguenza di queste dinamiche, la popolazione storica è caratterizzata da un marcato e progressivo invecchiamento.
A seguito del potenziamento delle infrastrutture viarie, le due valli sono inoltre investite dal fenomeno della migrazione pendolare, con molti abitanti che si spostano quotidianamente verso i centri urbani vicini per motivi lavorativi e di studio. Questo processo, in alcuni casi e soprattutto nelle zone più a valle, porta i paesi a costituirsi come quartieri dormitorio delle città.

Questi processi sembrano aver radicalmente cambiato la percezione del luogo e dei suoi abitanti che non sono più rappresentabili attraverso l’immagine di una comunità coerente, mutualistica e coesiva tipica dell’immaginario urbano sulla realtà dei luoghi montani.
Al contempo, tuttavia, nelle aree più periferiche, ha cominciato a prendere piede un fenomeno sia di ritorno di chi si era trasferito altrove, sia di richiamo di persone ex novo, prevalentemente con retroterra migratorio, in cerca di abitazioni accessibili ma anche di una vita meno caotica e più legata alla ruralità. Questo fenomeno è stato favorito anche dal miglioramento delle infrastrutture di comunicazione, dallo sviluppo delle possibilità di smart working e dalla crescente attrattività delle aree “rurali”, spesso descritte attraverso una narrazione nostalgica e romanticizzata di autenticità e naturalità.

La presenza di nuovi residenti e di giovani che ritornano si sta può rappresentare un’occasione per costruire itinerari di sviluppo rinnovati e inediti. La spinta che porta queste persone a trasferirsi sembra essere, infatti, la stessa marginalità che ha precedentemente portato molti ad andare via. Oggi, infatti, il carattere del territorio viene riletto come una possibilità di creare un contesto sociale e culturale alternativo, proprio in quanto marginale rispetto a un certo modello di sviluppo economico, ma che costituisce la potenzialità per creare modelli Altri che raccontino il territorio anche nelle sue contraddizioni. Vi sono molti esempi, sparsi nelle diverse località dell’Appennino, di persone e comunità che, nel tornare ad abitare o ad attraversare questi luoghi, si fanno carico della cura del territorio attraverso un’azione di presidio, tutela e protezione del territorio e del suo patrimonio storico-culturale.