Ambiente

Ambiente e Risorse

L'Appennino settentrionale rappresenta un ecosistema unico, caratterizzato da una grande varietà di risorse naturali e da una storia complessa di utilizzo e trasformazione. APENNINESCAPE si concentra su come le comunità del passato abbiano gestito queste risorse, evidenziando il ruolo di minerali e argille nello sviluppo delle società etrusche.
Grazie a indagini non invasive e l’uso di tecnologie come il LiDAR, le immagini satellitari multispettrali e le analisi cartografiche, il team di ricerca sta mappando antichi luoghi di approvvigionamento, percorsi e insediamenti. Queste indagini permettono di ricostruire l'evoluzione del paesaggio e di comprendere meglio le strategie adottate per fronteggiare le sfide ambientali, offrendo parallelismi interessanti con i problemi di sostenibilità del presente.

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La Valle del Reno

La Valle prende il nome dal fiume Reno che dal suo luogo di nascita in Toscana, sul Monte delle Piastre, discende per circa 75 km fino a Casalecchio di Reno per poi proseguire nella pianura bolognese. Il suo tragitto termina nelle Valli di Comacchio, dove occupa l'antico letto del Po di Primaro prima di sfociare nel Mare Adriatico.
L'andamento del fiume ha nei secoli disegnato una vallata sinuosa, che restituisce un paesaggio molto diverso a seconda delle altitudini: si passa infatti dagli ampi terrazzamenti della bassa e media valle del Reno, fino alle alture del Corno alle Scale e del Lago di Suviana. Non a caso il territorio ospita ben quattro parchi naturali: il Parco del Corno alle Scale, il Parco dei Laghi, il Parco Storico di Monte Sole e il Parco Provinciale di Montovolo. Una parte del territorio più occidentale, nel comune di Monzuno, rientra nella riserva del Contrafforte pliocenico, che per le sue peculiari caratteristiche geologiche restituisce un paesaggio particolarmente suggestivo.
Il territorio interessato dal progetto ricade nella giurisdizione della città metropolitana di Bologna ed è organizzato in quattordici comuni: Zola Predoza, Casalecchio di Reno, Sasso Marconi, Marzabotto, Vergato, Monzuno, Castel d'Aiano, Gaggio Montano, Lizzano in Belvedere, Alto Reno Terme, Castel di Casio, Camugnano, Grizzana Morandi, Castiglione dei Pepoli.

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La valle del Bisenzio

La Valle prende il nome dal fiume Bisenzio, uno dei principali affluenti di destra del fiume Arno. Secondo l’etimologia del suo nome, dal latino bis-entius “doppia corrente”, il fiume nasce dalla confluenza del rio Trogola e del Fosso delle Barbe, alla base del Poggio Vespaio nel comune di Cantagallo; il suo percorso discende per circa 47 km. fino alla piana di Firenze-Prato-Pistoia dove attraversa la città di Prato per poi confluire nel fiume Arno nei pressi di Signa. L’andamento del Bisenzio attraversa paesaggi ed ecosistemi molto diversi: nasce tra i rilievi dell’Appennino toscoemiliano caratterizzati da un ambiente montano noto per la ricchezza boschiva sin dall’antichità, poi scende nel cuore della piana pratese costellata da oliveti e campi coltivati. Non c’è da stupirsi se la Valle del Bisenzio, ricca in biodiversità animale e vegetale, consta di quattro aree protette: il Sic dell’Appennino Pratese (comprendente la Riserva Naturale Acquerino Cantagallo), il Sic del Monte Ferrato e Monte Iavello ed il Sic della Calvana. Il percorso del fiume Bisenzio occupa i territori comunali di: Vernio, Cantagallo, Vaiano, Prato, Campi Bisenzio e Signa. La Valle del Bisenzio è nota sin dall’antichità grazie alla sua posizione strategica posta a controllo di uno dei valichi appenninici più noti che conduce verso la pianura padana. Tale valico in antichità permetteva il collegamento delle città etrusche di Gonfienti, posta alle pendici della Calvana nella piana pratese, e di Marzabotto, posta sul Pian di Misano nel bolognese. Successivamente il territorio si arricchisce di insediamenti romani e, poi, Longobardi. Durante il Medioevo vengono fondate pievi e badie da ordini religiosi e roccaforti e torri di avvistamento da famiglie aristocratiche; nel Rinascimento diventa meta di villeggiatura per nobili e borghesi sia fiorentini che europei. La ricchezza d’acqua del fiume Bisenzio e dei suoi numerosi affluenti contribuì alla nascita dell’industria tessile pratese, ancor’oggi fiorente.

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La Valle della Sieve

Il fiume Sieve dà origine all’omonima valle che costituisce una rilevante unità territoriale della Toscana nord-orientale, comprendendo parte del Mugello e la Valdisieve. Il corso d’acqua nasce nel comune di Barberino di Mugello, presso il rilievo di Montecuccoli (quota 770 m s.l.m.), situato lungo la catena della Calvana che separa il bacino intermontano del Mugello dalla vallata del Bisenzio. Il percorso del fiume raggiunge una lunghezza totale di circa 58 km: nel suo tratto iniziale confluisce nell’invaso artificiale di Bilancino, dove riceve gli apporti idrici di alcuni torrenti originatisi dai monti del Passo della Futa, prosegue poi con un andamento da ovest verso est fino a Dicomano dove piega verso sud e attraversa l’omonima valle fino a Pontassieve, dove sfocia nel fiume Arno.
Il bacino idrografico della Sieve, a causa del diverso andamento del corso fluviale, presenta caratteristiche differenti nei suoi due tratti principali, l’area mugellana prima e la Valdisieve poi. Il tratto medio-superiore coincide con il bacino intermontano del Mugello, caratterizzato da un paesaggio variegato di monti, colline e pianure alluvionali; il tratto successivo presenta una vallata più stretta e incassata con limitate aree alluvionali. A delimitare il bacino idrografico del fiume sono a nord-est i rilievi appenninici, a sud la dorsale Monte Morello-Monte Giovi e a ovest i Monti della Calvana.
Il territorio attraversato dal fiume Sieve ricade principalmente sotto la giurisdizione della provincia di Firenze, interessando i territori amministrativi di nove comuni: Barberino di Mugello, Scarperia e San Piero, Borgo San Lorenzo, Vicchio, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Pontassieve.

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Le risorse

Tra le risorse naturali di un territorio, le risorse minerarie rivestono un ruolo importante: fin dall’antichità rocce e minerali sono state sfruttati come materiale da costruzione e per l’industria ceramica e metallurgica. L’ attività estrattiva si è progressivamente intensificata nel corso dei secoli per raggiungere il suo massimo nell’età industriale. Al giorno d’oggi, in Italia, molti dei siti di estrazione non sono più in uso e la loro mappatura è quanto mai importante ai fini della tutela dell’ambiente (bonifiche, controllo del dissesto ecc.) e per la gestione e valorizzazione del territorio (per es. musei delle miniere).
Nell’ambito del progetto Apenninescape, mirato a ricostruire le relazioni tra antichi insediamenti e risorse nell’Appennino tosco-emiliano, l’analisi della distribuzione e delle caratteristiche dei siti minerari, unitamente allo studio geologico e geomorfologico del territorio, è alla base del lavoro di individuazione di possibili antiche aree di approvvigionamento. La sfida che il progetto Apenninescape si pone è quello di arrivare, grazie a un approccio prettamente interdisciplinare, a una comprensione delle relazioni tra antichi insediamenti e risorse del territorio, tramite elaborazione e analisi della grande mole di dati territoriali oggi disponibili (open data).

Approfondimento: le risorse nella valle del Reno
Approfondimento: le risorse nella valle del Bisenzio
Approfondimento: le risorse nella valle della Sieve

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