Siti minerari nella valle del Bisenzio

Guardando alla valle del Bisenzio l’attenzione va subito alla catena montuosa della Calvana che si estende per ca. 15 Km, in direzione nord-sud alla sinistra idrografica del fiume, tra la provincia di Prato (o ovest) e quella di Firenze (a est). Il gruppo montuoso, che nel suo punto più alto raggiunge la quota di ca. 900 m s.l.m., appartiene geologicamente all’unità del monte Morello ed è caratterizzato da calcari marnosi (“Pietraforte” o “Alberese”) e marne, storicamente impiegati nell’edilizia locale. Le numerose cave di materiale, localizzate prevalentemente sulle pendici meridionali della Calvana, risalgono per lo più a epoca medioevale e moderna, ma non si può escludere che alcune di esse abbiano origini più antiche. D’altra parte, è noto l’impiego locale della pietra “Alberese” in costruzioni etrusche e romane.
Poco a nord rispetto alle propaggini meridionali della Calvana si erge il gruppo del “monte Ferrato”, un sistema di colline di natura ofiolitica (serpentiniti) tra i comuni di Prato e di Montemurlo. Storicamente l’area è stata a lungo sfruttata, soprattutto tra il Medioevo e il Rinascimento, per estrarre il cosiddetto “marmo verde” di Prato, o “serpentino”, che caratterizza, in associazione con altri materiali, l’edilizia monumentale locale. Guardando a epoche più antiche, e in particolare al periodo etrusco, possiamo ipotizzare che le rocce ofiolitiche del Monteferrato venissero sfruttate per ricavare minerali del rame, utili per l’industria metallurgica dell’epoca (su quest’ultima, vedi per esempio Populonia e Marzabotto).
In alcune aree del Monteferrato è attestata, inoltre, la presenza sporadica di zone di estrazione di rocce silicee (radiolariti, diaspri) risalenti al Paleolitico e al Neolitico.
Ai piedi del lato orientale del Monteferrato scorre il torrente Bardena la cui piccola valle separa il massiccio ofiolitico dai vicini rilievi dell’Appennino pratese. In due punti diversi, lungo il corso del torrente, è segnalata la presenza di siti minerari (saggi) legati all’estrazione di rame; sembra evidente il legame con la natura ofiolitica dell’adiacente Monteferrato.
Nella parte nord di Prato, in località Santa Lucia, è documentata la presenza di una vecchia cava di argilla, oggi non più riconoscibile, risalente forse al medioevo. La cava, indicata con il nome di “Fornaci di Santa Lucia” era probabilmente legata ad attività di produzione di ceramiche, come sembra evidente dal suo nome.
Risalendo il fiume Bisenzio, nel territorio di Vaiano, due vecchie cave di argilla, una delle quali è oggi utilizzata come discarica, sono indicate rispettivamente in località “Poggio del Maglio” e “Le Fornaci”, alla sinistra idrografica del fiume. Ancora una volta, specialmente nell’ultimo caso, i toponimi sembrano ricondurci a un probabile sito di produzione.
A nord di Vaiano, nel comune di Cantagallo, risalendo verso le sorgenti del Bisenzio, il paesaggio è prevalentemente montuoso e caratterizzano da rocce di natura arenacea dalle quali si ricava, tradizionalmente, materiale da costruzione (la cosiddetta “pietra serena”). Questo tipo di arenaria, molto abbondante anche nell’alto Mugello, riaffiora anche più a sud, nelle colline a nord di Firenze tra la valle del Bisenzio e la valle della Sieve: qui il suo impiego in età antica (periodo etrusco-romano) è chiaramente testimoniato dai resti archeologici nella città di Fiesole e dalle cosiddette “Pietre Fiesolane”, segnacoli funerari diffusi nel Medio Valdarno tra VI e V sec. a.C.

 

Bibliografia:

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Tomei 2023 = Tomei A., Piano Strutturale Intercomunale – Relazione geologica. Comuni di Comuni di Cantagallo, Vaiano, Prato 2023 

 

Regione Toscana:
https://www.regione.toscana.it/-/piano-regionale-cave.
https://www502.regione.toscana.it/geoscopio/geologia